Roma, dietro l’immondizia c’è un grande affare

Per capire il grande affare attorno al quale ruota la guerra romana dei rifiuti, quelli che nessuno vuole nei cassonetti davanti casa, ma che per certi imprenditori possono valere oro — scrive Il Messaggero — bisogna partire da un dato. Dicembre 2013: Ama gestisce lo smaltimento e il trattamento di appena il 25% dei rifiuti prodotti a Roma. Il restante 75% è appannaggio dell’universo Cerroni, attraverso il gruppo Colari. A leggere i numeri di oggi, quelle percentuali sono ribaltate: 70% Ama, 30% Colari. Ecco perché l’ex ras di Malagrotta, 90 anni a novembre, fiutata l’aria della nuova emergenza, smania per mettere le mani su un affare che lo riporti (o quantomeno riavvicini) agli antichi fasti. «Ho vinto io», ha detto in un’intervista al Tempo. Perché l’assessore all’Ambiente, Paola Muraro, spinge per riportare nel tritovagliatore del Supremo, a Rocca Cencia, una fetta importante dei rifiuti capitolini. Proprio accanto a un altro impianto, che però è di proprietà dell’Ama, contestatissimo (solo quello) da un gruppo di comitati della zona. E finito nel mirino anche della sindaca Raggi nel suo primo blitz anti-rifiuti, la mossa che ha riaperto i giochi per la gestione dell’immondizia di Roma.

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